Transat Jacques Vabre. La quiete dopo la tempesta

Transat Jacques Vabre. La quiete dopo la tempesta

Nove giorni dopo il via della Transat Jaques Vabre da Le Havre, in Francia, passata la tempesta, ora con la quiete la flotta si dirige verso Itajai. Come da copione, si naviga a sud dell’arcipelago delle Azzorre a ovest delle isole Canarie e si dirige verso le coste del Brasile inseguendo la rotta del caffè.

A mettere la prua davanti a tutti è l’imbarcazione Ultime Macif di François Gabart e Pascal Bidégorry che iniziano a vedere davanti a sé la costa brasiliana. A inseguire, Sodebo Ultim con il duo Thomas Coville e Jean-Luc Nélias.

Nella classe Imoca, le prime due posizioni sono occupate da PRB di Vincent Riou e Sébastien Col seguita da Banque Popolaire VIII di Le Cléarc’h e Tabarly. È il trimarano FenêtreA Prsymian capitanato dal nostro Giancarlo Pedote in compagnia di Erwan Le Roux a comandare la classe dei Multi 50 in vantaggio su Arkema del duo Roucaryol-Dohy. A chiudere la flotta, la coppia Yannick Bestaven e Pierre Brasseur con Le Conservateur che nella class 40 sono davanti a V and B di Maxime Sorel e Sam Manuard.

Dopo le tempeste dei giorni scorsi ora i venti si fanno più leggeri. Le noie ora sono diverse, come le erbacce su timone e chiglia. A volte si naviga a vista, sul ponte,a guardar le nuvole, come afferma lo stesso Jean-Luc Nélias, co-skipper Sodebo Ultim ‘(Ultime), perché la realtà non sempre corrisponde alle previsioni digitali.

Ora le condizioni si fanno migliori per regatare e la seconda parte, quella del bordo di Sant’Elena, per ammissioni degli stessi interpreti, diventa più aperta rispetto alla prima parte dell’emisfero boreale.

PARTENZA SI’, PARTENZA NO – Gioca sulla difensiva Giancarlo Pedote. È quello che emerge dalle stesse parole dello skipper di FenetreA Prsymian, in conference call. Il velista italiano, unico presente alla Transat Jaques Vabre, si è sentito come un pugile messo all’angolo durante la tempesta patita nel mezzo dell’Atlantico. Ha aspettato, agendo da incassatore ma preservando l’imbarcazione, per poi ripartire appena le condizioni meteo glielo hanno permesso.

Tre burrasche, tre autentici colpi da KO che hanno portato 17 imbarcazioni su 42 a gettare la spugna. Ne sono uscite con le ossa rotte soprattutto quelle più innovative, quelle munite di foil. Degli 11 Imoca 60 ritirati (su 20) ben 4 di queste erano foil equipped (Safran, Hugo Boss, St Michel, Edmond de Rothschild) sono state costrette a ritirarsi per cedimenti strutturali. Rimane infatti in gara la sola Banque Popolaire VIII.

A tal proposito, si è accesa un’aspra polemica sulle condizioni di partenza della transoceanica. Lo start andava rinviato oppure no? Se da una parte è vero che nessuno skipper è obbligato a partire se non se la sente, è vero anche che non potrebbe farlo una seconda volta. I venti della crisi economica, seppur meno sostenuti di qualche tempo fa, ancora imperversano in Europa. Trovare sponsor – leggasi fondi – per partecipare a regate così impegnative non è poi così facile, perlomeno in Italia e veder mandare tutto all’aria a causa di spaventose condizioni atmosferiche è penalizzante doppiamente: limita la possibilità di una partecipazione erga omnes e mina pesantemente l’opportunità di ammirare uno spettacolo che altrimenti non sarebbe possibile vedere.

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