L’inquinamento degli oceani e dei mari, in particolare delle acque costiere, è un grave problema dei nostri giorni. Esso è dovuto sia alle attività terrestri, sia a quelle marine. I fertilizzanti e i pesticidi utilizzati nelle aziende agricole, gli scarichi industriali e le scorie nucleari, i gas di scarico emessi lungo le strade, le acque usate e i rifiuti si riversano nei corsi d’acqua e finiscono nell’oceano.
Questi rifiuti, accumulati ad altri, possono formare distese gigantesche, vere e proprie discariche galleggianti. Troppe volte in questi anni, il mare è stato visto come una discarica dove disperdere rifiuti di vario genere e oggi paghiamo a caro prezzo gli errori del passato.
Limitare l’inquinamento attuale è il minimo, in questo senso si stanno progettando varie tecnologie più o meno realizzabili. Una di queste si chiama Row-bot ed è un robot acquatico che si alimenta con lo sporco dell’acqua in cui nuota. Il funzionamento è semplice, grazie al suo “stomaco”, una pila a combustibile microbiologica, esso riesce a trasformare la materia organica presente nell’acqua in energia elettrica tramite biodegradazione. Il suo scopo è ripulire i mari da inquinamento e agenti dannosi di varia natura.
Il funzionamento è molto interessante. In breve, eliminando tutte le sostanze inquinanti presenti nello specchio acqueo, il robot si ricarica in maniera completamente automatica, in questo modo le batterie possono andare avanti nella loro missione ecologica.
Row-bot è stato creato e ideato alla Bristol University e potrebbe rivelarsi un’idea rivoluzionaria. In Inghilterra è stata provata la sua efficacia con vari test, esso si muove tramite piccoli remi (da qui la parola “to row” ovvero remare) e apre la sua “bocca” continuamente, ingerendo tutto quello che incontra. In un secondo tempo, prosegue digerendo gli agenti inquinanti che costituiscono a tutti gli effetti la sua unica fonte di alimentazione. Quando Row-bot non riesce più a ricaricare le proprie batterie, il robot cambia direzione in automatico. In questo modo non ha mai bisogno di una ricarica esterna né dell’intervento umano, questo è l’aspetto geniale.
Foto: corriere.it
Paolo Bellosta