Sono trascorsi vent’anni da quella tragica sera, senza dubbio la più dolorosa per la vela italiana. Era il 2 novembre 1995 quando il Parsifal affonda nelle acque del Golfo del Leone, portandosi via anche le vite di sei dei nove menbri dell’equipaggio. Troppe o meglio infinite le ore in acqua in attesa dei soccorsi.
A distanza di vent’anni restano ancora svariati interrogativi senza risposta, forse l’unica spiegazione plausibile va ricercata nella forza della natura che in quella tragica sera mise a nudo i limiti umani. Se si considera, poi, che si trattava di una tappa di travestimento e non della regata vera e propria, resta ancor più amaro in bocca.
Tutto ha inizio mercoledì 1 novembre quando prende il via il “Trofeo Millemiglia”, appunto la regata/trasferimento della Transat des Alizes. Dal Mediterraneo, la flotta deve raggiungere Casa Blanca per riunirsi a quella partita da Brest e fare rotta verso Point-a-Pitre, in Guadalupa. In condizioni ideali, ovvero poco vento e mare calmo, partono da Sanremo 29 imbarcazioni. È però annunciato un peggioramento delle condizioni meteo, che effettivamente si verifica in serata. Si ritirano in sedici, gli altri tredici concorrenti, fra cui il Parsifal, decidono di proseguire.
Lungo 16 metri e largo 3,60, il Parsifal è un cutter realizzato con mogano, sipo e teak, con una lavorazione lamellare formata a freddo e struttura in madieri e correnti, costruito dal Cantiere Navale Carlini di Rimini su progettto di Carlo Sciarelli. Disloca 12600 kg e ha una supercicie velica di 152 metri quadrati. Una vera e propria “signora ” dei mari, dove qualsiasi marinaio si sarebbe sentito sicuro di solcare ogni mare.
Torniamo a quei tragici momenti. Per tutta la giornata del 2 novembre il vento aumenta sempre più di intensità. Alle 21, mentre naviga fra i primi, il Parsifal viene travolto da un’onda anomala, un vero e proprio mostro d’acqua di quasi 10 metri. L’impatto è devastante tanto da portarsi via la zattera di salvataggio, spezzare l’albero in tre punti e scaraventare fuori bordo Carlo Lazzari che in quel momento si trovava al timone. Fortunatamente Lazzari viene recuperato, ma l’onda ha creato una falla tale che la barca affonda in pochi minuti. I nove membri dell’equipaggio – l’armatore Giordano Rao Torres, Daniele Tosato, Luciano Pedulli, Mattia de Carolis, Carlo Lazzari, Francesco Zanaboni, Ezio Belotti, Andrea Dal Piaz e Giorgio Luzzi – hanno appena il tempo di realizzare una zattera di fortuna. Il freddo e le interminabili ore di attesa in acqua sono fatali per Luciano Pedulli, Daniele Tosato, Mattia de Carolis, Giorgio Luzzi, Francesco Zanaboni ed Ezio Belotti.
Soltanto grazie all’insistenza della Marina Italiana, nella tarda mattina del 3 novembre iniziano le ricerche del Parsifal. Diverse ore dopo un aereo della Guardia Costiera francese localizza i naufraghi, a 10 miglia dal punto di affondamento, ma dopo ben due tentativi non riescono a raggiungerli. È necessario dunque l’intervento degli spagnoli, che finalmente fanno partire un elicottero da Minorca. Alle 15, dopo 18 ore dall’incidente, vengono portati in salvo gli unici tre superstiti, Dal piaz, Lazzari e Rao Torres, quest’ultimo riesce ad agganciare anche il corpo senza vita di Tosato. Seppur in condizioni drammatiche, i tre scampano al peggio.
Negli anni successivi, l’armatore Giordano Torres ha affrontato un lungo processo dal quale e’ uscito completamente scagionato.
La città di Rimini ha ricordato il tragico naufragio con una cerimonia tenuta presso il monumento sito nel Giardino dei ragazzi del Parsifal.
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