Siamo nel 1996 e l’industriale e appassionato di vela Patrizio Bertelli sta entrando nello studio di German Frers, con l’intenzione di commissionargli una barca da crociera. Le cosa non vanno esattamente come previsto, e Bertelli esce dallo studio del disegnatore argentino con un sogno sotto il braccio: organizzare una sfida per l’America’s Cup del 2000 che si terrà ad Auckland.
Lo sponsor c’è, la moglie Miuccia Prada garantisce la collaborazione del suo marchio, così come il budget, fissato in 90 miliardi di lire. Il sogno di Bertelli comincia a prendere forma.
Il magnate aretino vuole i migliori per il suo team: affida la barca al napoletano Francesco De Angelis, vincitore di numerosi titoli mondiali e di una Admiral’s Cup; alla tattica c’è l’olimpionico Torben Grael, in un pozzetto completato da campioni del calibro di Pietro D’Alì, Michele Ivaldi e Lorenzo Mazza. Per le vele si assicura la collaborazione di Guido Cavallazzi della North Sails Italia, uno dei velai migliori a livello internazionale.
Nel maggio del 1999 viene varata Luna Rossa ITA 45, progetto di German Frers e Doug Peterson, seguita a giugno da ITA 48. Equipaggio e barche partono alla volta di Auckland, dove in ottobre ha inizio il primo Round Robin della Louis Vuitton Cup, la selezione degli sfidanti.
Sono ben undici gli sfidanti, in rappresentanza di sei paesi: Italia, Francia, Svizzera, Spagna, Giappone, Francia e infine gli USA che arrivano in Nuova Zelanda con addirittura sei barche.
Luna Rossa vola, guadagnandosi l’appellativo di Silver Bullet: solo vittorie nel primo Round, una sola sconfitta nel secondo e due nel terzo Round gli aprono l’ingresso alle semifinali. La fase ad eliminazione è un’altalena di emozioni, con Luna Rossa che prima spezza l’albero contro America One di Paul Cayard, poi sempre contro la barca di S.Francisco perde il secondo match, condito da proteste e polemiche a non finire. La situazione si fa complessa. Quando Luna Rossa sembra quasi eliminata dalla finale, nonostante le vittorie nei restanti match, succede l’incredibile: basterebbe una vittoria a Stars &Stripes di Dennis Conner contro i cugini di America True, già eliminati, per fare fuori la barca italiana. L’esito sembra scontato, ma l’orgoglio di America True viene fuori e con una regata al cardiopalma Stars &Stripes è battuta e Luna Rossa vola in finale contro America One della volpe Cayard.
La finale della Louis Vuitton Cup è un’altalena di emozioni incredibile. Luna Rossa vince la prima regata, ma Cayard e soci pareggiano il conto nella seconda. Il terzo match, con onda formata e vento forte, costringono America One al ritiro per un problema tecnico. Nel quarto match Luna Rossa insegue fino all’arrivo, costringendo Cayard alla penalità proprio davanti la linea: è 3 a 1 per gli italiani. Un intero paese comincia a sognare nelle notti italiane, rivivendo le emozioni già conosciute con il Moro di Venezia, quando era proprio Cayard il beniamino dei tifosi.
Quando ormai la vittoria sembra a un passo succede di tutto: America One vince tre match di fila e si porta sul 4 a 3. Agli americani basta una sola regata per vincere la Louis Vuitton Cup e aggiudicarsi l’ingresso alla finale della Coppa America.
Luna Rossa vince l’ottava regata, grazie a una grande manovra di De Angelis che ancora una volta costringe Cayard alla penalità. Sul 4 a 4 si giocherà tutto nell’ultimo match della serie.
Il 6 febbraio del 2000 va in scena l’ultimo atto della finale: è un capolavoro di Luna Rossa, che parte bene, controlla, e vince con 49 secondi di vantaggio. Per la prima volta dal 1870 non ci sarà nessuna barca americana a giocarsi l’America’s Cup: per gli Usa siamo quasi alla tragedia nazionale. L’Italia invece sogna, De Angelis e i suoi nel golfo di Hauraki hanno fatto la storia.
Ad aspettare Luna Rossa c’è una barca che è quasi una leggenda: l’avveniristica Black Magic è avvolta nel mistero: si parla di una chiglia rivoluzionaria, e la barca infatti, almeno dall’aspetto, ha poche cose in comune con quella italiana. A fare davvero paura è poi il pozzetto dei neozelandesi, guidato dal fortissimo Roussel Coutts e dalla leggenda Peter Blake.
Non c’è praticamente regata in questa finale dell’America’s Cup. La storia racconta di una superiorità imbarazzante da parte dei Kiwi, che infliggono un pesantissimo 5 a 0 agli italiani con distacchi siderali. Troppo forte Team New Zealand, avendo anche dalla sua la conoscenza delle difficili condizioni meteo neozelandesi. Onore agli avversari, immensi, ma Luna Rossa ha fatto l’impossibile per ben figurare in una manifestazione che l’ha vista indubbiamente protagonista.
Peter Blake è ormai eroe nazionale in Nuova Zelanda, essendo riuscito nel 1996 a strappare la Coppa agli Americani, per poi difenderla trionfalmente nel 2000. L’epilogo della sua storia è purtroppo tragico: impegnato in una spedizione ecologia in Amazzonia nel 2003 con la sua barca Seamaster, Blake viene assalito dai pirati e rimane ucciso in uno scontro a fuoco. In Nuova Zelanda è lutto nazionale, mentre l’intero mondo della vela e dello sport piange un uomo di altri tempi, un gentiluomo e un velista incomparabile.