
Erano le 3 di notte di venerdì sera, quando sulla linea di arrivo della Transat 6.50, a Bahia, arrivava Penelope, il Mini di Susanne Beyer, portando a compimento una regata ai limiti dell’impossibile. Susy è rimasta senza pilota automatico da Capo Verde, il primo pilota l’aveva già abbandonata alle Canarie, e non ha avuto altra scelta che timonare da sola fino all’arrivo. Giorni interi al timone in condizioni meteo molto impegnative, che solo una campionessa determinata come la Beyer ha potuto sopportare senza impazzire.
Quando gli comunicano che è arrivata 23ma da un lato fa un sospiro di sollievo, perché nei giorni di isolamento al timone pensava ormai di essere ultima, ma dall’altra parte non può che provare disappunto per una regata che prima dei guasti tecnici poteva avere un altro risultato. Susy Beyer non si è ancora resa conto dell’impresa incredibile che ha portato a termine, qualcosa di veramente immenso: timonare da Capo Verde a Bahia, dormendo poco o niente, da sola contro l’Oceano.
“ Apprendo ora che stavo facendo una bella regata e infatti mi stavo divertendo un mondo. Poi e’ stata la galera. L’Atlantico e’ troppo lungo anche per un´ottimista indefessa come me”, ha dichiarato sulla sua pagina Facebook poche ore dopo il suo arrivo. “Sono fortunata ad essere resistente come un mulo da soma e anche mentalmente non sono impazzita come altri, ma di certo oggi non avrei voglia di ripartire come al solito. Per ora mi rimane un grande dispiacere per essermi giocata una regata che mi pareva di poter fare bene, per l’ennesimo problema all’elettronica”, questo il commento a caldo di Susy. Bisognerebbe spiegare a questa piccola-grande donna, che timonare un Mini Transat in Oceano da Capo Verde a Bahia, senza l’ausilio di un pilota automatico, è più che vincere una regata: Susy ha battuto l’Oceano.
Nel celebrare l’impresa della Beyer, non bisogna però dimenticare gli altri italiani: Simone Gesi è arrivato a Bahia il giorno dopo, anche lui ha dovuto lottare contro una serie di problemi tecnici che rischiavano di compromettere la sua regata. Maurizio Gallo è stato beffato da guai tecnici quando era ormai vicino a Bahia: per lui che è una guida di montagna, sarebbe stato un risultato meraviglioso portare a compimento questa Transat.
Dobbiamo dirlo: è stata un’edizione davvero sfortunata per i nostri ragazzi. Ѐ successo davvero di tutto: disalberamenti, oggetti sommersi, problemi all’elettronica, timoni che saltano. Il nostro rispetto va quindi anche a Andrea Pendibene, Giacomo Sabbatini, Sergio Frattaruolo, Andrea Caracci e Tiziano Rossetti. Che non hanno potuto finire la loro regata. Non mollate ragazzi, sarà per la prossima.
E se la FIV ogni tanto si accorgesse che nel mondo dell’altura, in Italia, stanno venendo fuori dei grandi campioni, potrebbe anche dare un bell’aiuto a chi, con grinta e pochissimi fondi, tiene alto il nome della vela italiana.