
Un 70 piedi di potenza e tecnologia, studiato per affrontare situazioni estreme: questi i tratti salienti dei VOR 70, le barche che tra pochi giorni saranno impiegate nel pazzo giro intorno al mondo in equipaggio, la Volvo Ocean Race. Non c’è solo la velocità nella carena di un VOR 70 ma anche tanta sicurezza, requisito indispensabile per l’iscrizione a questa regata. Le barche vengono sottoposte ad attenti test di stabilità per accertare che i criteri di costruzione adottati, prima ancora che guardare alla velocità, rispettino i prerequisiti di solidità. Queste barche saranno sottoposte nei prossimi mesi a stress strutturali estremi e prolungati, e nonostante gli studi attenti dei team di progettisti, inevitabili saranno i problemi tecnici o le rotture. La formula di stazza ideata funziona così: l’organizzazione della regata fornisce delle misure standard minime e massime entro le quali i team possono disegnare la propria barca a loro piacimento.
Per entrare più nel dettaglio è possibile fornire qualche esempio: il range di peso complessivo entro il quale i progettisti possono muoversi è tra le 14 e le 14,50 tonnellate, mentre per il bulbo il peso massimo è fissato in 7.4 tonnellate con un’immersione limite di 4,5m.
Al debutto nell’edizione 2005-2006 della Volvo Round the World Race, queste barche si differenziano dalla precedente versione da 60 piedi non solo per la maggiore lunghezza ma anche per l’adozione di soluzioni innovative come la chiglia basculante. Questo accorgimento permette alla barca, nei momenti di massimo sbandamento, di aumentare il suo momento raddrizzante spostando sopravvento la lama di deriva e il bulbo. Un espediente tecnico molto utile per rendere la barca più stabile, ma che al tempo stesso produce velocità: la barca meno sbandata fa lavorare molto meglio la carena in acqua, aumentando la velocità che può sviluppare. Quest’anno sono state introdotte altre novità, come il numero complessivo di vele che possono essere utilizzate per completare il giro del mondo, fissato in 17 rispetto alle 24 del passato. I piani velici sviluppati dai teams dovranno fare i conti con un percorso che ha una grossa novità: l’edizione di quest’anno non affronterà in toto gli oceani del sud, poiché da Città del Capo risalirà fino ad Abu Dhabi. Eliminato quindi il tratto di regata più pericoloso, quello che dal Sudafrica portava verso l’Australia, ma resta comunque la temibile tappa da Auckland a Itajai con il passaggio fondamentale di Capo Horn. Una Volvo Ocean Race in parte alleggerita dalla difficoltà di affrontare le tante miglia dei mari del sud, ma che adesso dovrà fare i conti con il rischio di poco vento della rotta molto a nord. Spazio quindi a piani velici potenti, con particolare attenzione alle vele per le andatura portanti che potranno fare la differenza. Sarà una Volvo in parte più tecnica e meno fisica, anche se definire più leggera una regata comunque intorno alle 40 mila miglia sembra alquanto riduttivo. Viene riportata di seguito la scheda tecnica di una delle barche in gara, quella dei francesi di Groupama 4, disegnata dal genio vulcanico di Juan Kouyoumdjian, giovane progettista che può già vantare le vittoria come designer di ben due Volvo Ocean Race. In attesa di poter vedere le prime immagini spettacolari della regata, buon vento a tutti i team in gara, sicuri che la battaglia negli oceani sarà comunque all’ultima planata.
Groupama 4 – Scheda tecnica
L.f.t.: mt. 21.50
B. Max: mt. 5.70
Pescaggio: mt. 4.50
Dislocamento: 14.000 kg
Costruzione: Sandwich di carbonio con anima a nido d’ape
Superficie velica: 315 m²
Superficie velica alle portanti: 675 m²
Designer: Juan Kouyoumdjian