Mini Transat 2011: presentato oggi il progetto Bologna in Oceano

Mini Transat 2011: presentato oggi il progetto Bologna in Oceano

Bologna in Oceano è il nome della la sfida italiana a una delle più importanti regate oceaniche: la  Mini Transat 6.50. Da più di 30 anni i migliori skipper al mondo partecipano alla traversata dell’Oceano Atlantico in solitario su imbarcazioni a vela.

La Transat 6.50, parte da La Rochelle (nord della Francia) il 25 settembre 2011 e l’arrivo è previsto 30/40 giorni dopo a Salvador de Bahia in Brasile. Il livello dei partecipanti, come gli standard di sicurezza sono altissimi. In navigazione sono vietati telefoni, computer e aiuti esterni. La competizione premia le doti di regatante, ma anche quelle di marinaio e di uomo. Maturità, esperienza e determinazione sono gli ingredienti fondamentali.

Le barche sono lunghe sei metri e mezzo e rappresentano la massima espressione tecnologica della vela oceanica, veri propri laboratori utilizzati per testare nuove soluzioni e materiali. Oltre alle performance l’elemento che contraddistingue i Mini 6.50 è l’ecologia: l’energia è prodotta con pannelli solari ed è vietata qualunque forma di inquinamento. Lo skipper di ‘Bologna in Oceano’ è Sergio Frattaruolo, 42 anni, bolognese. Ex professionista delle nuove tecnologie, nel 2009 volta pagina e investe tutto quello che possiede nell’associazione sportiva Urban Ocean Sailing Team. Da 2 anni si allena a La Grande Motte, in Francia, presso uno dei migliori centri di addestramento per navigatori solitari oceanici.

Il progetto ha preso vita nel Gennaio 2009 con la costruzione e il conseguente varo della barca in Francia. Sergio ha partecipato a numerose regate, obbligatorie per la qualifica alla Transat, in Italia, Francia e Spagna. I lusinghieri risultati ottenuti nelle principali regate del Mediterraneo (2° posto in Francia e 4° in Italia) hanno dato consistenza e fama a ‘Bologna in Oceano’. L’obiettivo dichiarato è diffondere la conoscenza della navigazione oceanica in solitario e portare il nome di Bologna nel mondo.

Alimentazione bio per lo skipper bolognese
Prezioso alleato di questa sfida sarà il biologico. Sergio, infatti, è molto attento alla sua alimentazione e ha scelto come compagni di viaggio i prodotti biologici Alce Nero: caffè, tè, cioccolata, succhi di frutta, cous cous, olio extravergine di oliva, miele e frollini, snack a base di cereali… tanti prodotti che porteranno un equilibrato apporto nutrizionale e lo sosterranno durante i 40 giorni di navigazione. Tutti comodi e veloci da gustare anche nei momenti di navigazione più impegnativa!

Il sostegno delle istituzioni
Negli ultimi anni le persone dimostrano sempre più interesse per sport “puliti” e dai forti contenuti umani come la vela, il rugby o la maratona. Gli esempi positivi vengono da persone che sanno impegnarsi fino a soffrire per le proprie passioni. In Francia, è comune che le istituzioni locali, insieme ad aziende del territorio, sostengano barche al fine di promuovere città, regioni e le relative realtà produttive. ‘Bologna in Oceano’ rappresenta un’occasione unica di sostenere e promuovere gli interessi locali, la diffusione di valori umani e di riunire la città intorno a un evento sportivo unico. Per questo motivo il Comune di Bologna che ha patrocinato l’evento, partecipa con entusiasmo all’impresa di Frattaruolo.

Calendario degli eventi sportivi
– Mini Max, partita il 2 Luglio 2011: regata in doppio da Port Camargue (vicino a Montpellier, Francia) a Ajaccio (Corsica) e ritorno. Frattaruolo si classifica al 2°posto.
– Transat 6.50, partenza il 25 settembre 2011. Traversata dell’Oceano Atlantico in solitario dalla Francia (La Rochelle) al Brasile (Salvador de Bahia) con scalo a Madeira.

Altre iniziative: i messaggi in bottiglia
Per ‘Bologna in Oceano’ la diffusione della vela oceanica e dei valori umani che la contraddistinguono – determinazione, solidarietà, rispetto per la natura – sono importanti quanto i risultati in regata, per questo motivo il team organizza manifestazioni e presentazioni a tema. L’ultima iniziativa è la vendita di veri messaggi in bottiglia: una pergamena, unica e numerata, sarà consegnata a chi vuole affidare i propri pensieri all’oceano. Una parte sarà inserita nella bottiglia e prenderà il largo, l’altra resterà nelle mani dell’autore del messaggio, per conservare un ricordo di questa “traversata” di idee, suggestioni e parole. Perché i sogni meritano attenzione. La bottiglia, il contenitore, è un oggetto completamente biodegradabile perché l’ambiente merita rispetto.

I sostenitori possono acquistare una pergamena su cui scriveranno il loro pensieri. Il messaggio verrà inserito in un contenitore biodegradabile e affidato al mare durante la traversata oceanica. Le bottiglie, portate dalle onde, andranno verso il continente americano e oltre. L’iniziativa sta riscuotendo un ottimo successo mediatico, sia la televisione che i principali giornali ne hanno dato notizia. Chi aderirà riceverà una pergamena divisibile in due parti: una rimarrà come ricordo e l’altra sarà il messaggio inserito nella bottiglia. Bologna in Oceano invita gli interessati a scrivere un pensiero, separare le due parti, chiudere il messaggio e inviarlo a Sergio Frattaruolo, lui lo inserirà nella bottiglia e lo affiderà al mare.

Nell’era della posta elettronica e degli sms, il Vero Messaggio in Bottiglia rappresenta un’occasione irripetibile di rendere unici i pensieri più intimi affidandoli al mare, nel desiderio che uno sconosciuto, su una spiaggia a migliaia di chilometri, legga le nostre parole e ci contatti. Tutte le pergamene sono numerate e uniche, un giorno le 2 parti del messaggio potrebbero ricongiungersi nelle mani della persona che ha inviato il messaggio e dello sconosciuto che lo ha trovato.

Comunicazione e copertura mediatica
Ogni evento è seguito dalla stampa e dalla televisione, in particolare la Transat ha una copertura mediatica a livello mondiale. Migliaia di appassionati seguono la regata dal vivo nei porti e successivamente sul tracciamento disponibile via Internet (le barche sono dotate di apparati che trasmettono la loro posizione in tempo reale). In questi due anni di permanenza in porti stranieri, abbiamo avuto il piacere di dare informazioni su Bologna a centinaia di persone. A bordo della barca installeremo un sistema di videocamere professionale per documentare in modo spettacolare la traversata e l’esperienza umana di Sergio. Alcune emittenti televisive hanno dimostrato interesse per questa iniziativa. Stampa, Blog, Video – blog e social network contribuiranno a diffondere gli aspetti umani di questa avventura.

Bologna in Oceano: ‘Un’avventura dedicata alla mia città’
Il Comune di Bologna patrocina il progetto ‘BOLOGNA in OCEANO’ di Sergio Frattaruolo nel percorso che dal settembre 2011 lo porterà ad affrontare la TRANSAT 6.50, la regata transoceanica in solitario. L’avventura per Sergio è cominciata a fine marzo 2009 con il varo della sua Malenkaia, a fine agosto 2009 la barca ha già all’attivo oltre 2500 miglia tra regate e percorsi di qualifica ed ha già conquistato 2 podi. Esiste un rapporto misterioso e primitivo che lega i bolognesi al mare. I cantautori hanno celebrato questo amore e la città ha dedicato la piazza principale a Nettuno, il dio del mare. Con il nome “Bologna in Oceano” ho voluto evidenziare come mondi all’apparenza lontani, la cultura urbana e l’oceano, possono convivere. La determinazione nell’inseguire un sogno è la cosa più importante. Bologna in Oceano è una realtà che da oltre 2 anni porta la mia città nell’ambito di importanti regate e manifestazioni europee intorno alle quali si crea un grande interesse mediatico. Migliaia di persone ci hanno conosciuti in queste occasioni ed hanno potuto seguirci attraverso radio, televisione ed internet. L’obiettivo del 2011 è ambizioso: competere nelle principali regate internazionali ed infine partecipare alla Transat 6.50 arrivando a Bahia davanti al maggior numero possibile di avversari. “Bologna in Oceano” si è finora totalmente autofinanziata, ha bisogno di sostenitori e sponsor appassionati che contribuiscano a scrivere il seguito di questa storia.

Profilo ed emozioni di Sergio Frattaruolo
Poco più che quarantenne, il bolognese Sergio Frattaruolo dopo oltre quindici anni di navigazioni varie si accinge a compiere il “grande salto”. Chiunque voglia approfondire la sua conoscenza potrà cliccare su bolognainoceano.blogspot.com. Sergio era un apprezzato professionista delle nuove tecnologie, poi dopo anni di vita divisa tra terra e mare, ha deciso di riempire quel vuoto interiore che carriera, soldi e comfort non riuscivano a colmare. Lascia il lavoro e investe tutti i suoi soldi in una barca competitiva, si decide a diventare ciò che ha sempre sentito e sognato. La sua vita sarebbe diventata la vela, e le regate oceaniche. Il primo obiettivo: la Transat 6.50, la lunga traversata dell’Oceano Atlantico in solitario. Ecco le sue parole a poco più di due mesi dalla partenza della regata:

“In questi mesi, molte volte la voglia di condividere mi ha spinto a raccontare, ma di più la vergogna me lo ha impedito. Mi vergognavo perché misuravo ancora il valore della mia vita in base a quante “cose” posso comprarmi e mostrare, dalle “sicurezze” per il futuro e da quanto ero considerato una persona di successo. Secondo queste metriche la mia vita attuale è un fallimento: a 41 anni vivo come un vagabondo tra terra e mare, facendo qualunque tipo di lavoro per vivere e per finanziare la Transat. Se questo non bastasse, misuravo i miei risultati unicamente in base alle posizione in classifica ottenuta durante le regate. Le ultime settimane sono state dure e stravolgenti, mi hanno costretto a guardare con occhi differenti la mia vita, a cercare un senso in questa apparente follia. Ho ripensato all’ultima regata in solitario: mesi di preparazione e sacrifici, per abbandonare dopo 3 giorni di navigazione per le troppe rotture subite durante la tempesta. La ritengo la mia più forte esperienza in mare. Partito ultimo ho recuperato fino alla terza posizione. Ho vissuto una tempesta con Mistral a 40 nodi in prua e onde alte come una casa di 2 piani, con la barca in avaria. Ho planato insieme a decine di delfini che usavano onde di 6 metri come scivolo. Ho visto gabbiani d’altura giocare sfiorando le creste delle onde con la punta delle ali. E il vento, il vento che mi urlava nella faccia il suo nome. Nonostante questo, il mio unico pensiero fisso per molti mesi è stato la sensazione di fallimento causata dall’abbandono, ero deciso a vendere la barca. Fortunatamente si incontrano persone sagge e il tempo guarisce quasi tutto.. Nelle ultime settimane qualcosa è cambiato, è arrivato il momento di cambiare pagina. Ora comprendo l’enorme importanza di quella esperienza: un ritiro non è un fallimento. Ora comprendo la fortuna di avere sogni, soprattutto ho compreso che amo la solitudine in mare, ma ho bisogno di condividere e di essere sostenuto quando sono a terra. Voglio fare due promesse: prometto di condividere questa stupenda avventura e prometto che porterò ad ogni costo questa barca al di là dell’oceano”.

L’Atlantico su un ‘guscio di noce’: la barca, la sicurezza il meteo

MALENKAIA – ITA 769 è il nome della protagonista di questa avventura, un mini 6.50 D2, del cantiere bretone Mareè Haute. Concepito nel 2007 da Pierre Rolland, è un mini di serie di quarta generazione, barca complessa e tecnologicamente avanzata. Caratteristica principale del D2 è l’estrema potenza e leggerezza, data in particolare dalla carena a spigolo. Nel 2008 ha iniziato a regatare il primo D2, raggiungendo eccezionali risultati che continuano anche oggi.

Le vele: in linea con le caratteristiche della barca la scelta è caduta su aziende leader; il primo set di vele ha garantito ottime performance ed è stato il banco di prova su cui affinare i tagli di quelle che saranno il motore della barca durante la traversata.

L’elettronica: il cuore dell’elettronica è il Giropilota NKE, che con l’ausilio di sensori, microprocessore (un computer) e accelerometro può condurre la barca in situazioni complesse con vento sostenuto e mare formato. Completano la dotazione degli strumenti la stazione del vento NKE, il GPS Furuno, l’AIS e l’active radar reflector. Tutta l’elettronica di bordo (giropilota, active radar reflector, VHF, GPS, stazione del vento ecc.) è alimentata da batterie alla cui ricarica provvede un impianto a pannelli fotovoltaici che garantisce l’autonomia della barca senza l’utilizzo di alcuna fonte di energia che necessiti di combustibile.

La sicurezza della Mini Transat 6.50 e’ sensibilmente migliorata nelle ultime edizioni, grazie all’Argos che permette di visualizzare da sei a otto volte al giorno la rotta di ciascun mini, aumentando di fatto la sicurezza grazie ai segnali che possono inviare i solitari. Gli skipper possono, selezionando una funzione, avvertire di un’avaria a bordo senza chiedere assistenza: il Comitato di Regata conosce costantemente la posizione dei mini e delle barche d’appoggio che seguono la corsa. I concorrenti devono imbarcare un EPIRB, un trasmettitore radio che una volta attivato indica la propria posizione allertando i servizi di ricerca e salvataggio.

Tra le misure di sicurezza passive si segnala l’obbligatorietà di una riserva di galleggiamento pari alla stabilità e il volume dei ballast. Il volume di galleggiamento di 1200 litri permette di resistere a una via d’acqua rendendo l’imbarcazione praticamente inaffondabile. Lo spazio vitale e’ spartano, il volume abitabile particolarmente ridotto: in meno di tre metri cubi dove devono trovare posto duecento chili di materiale, le vele e la cambusa. A bordo di queste barche, lo stretto necessario deve trovare posto per consentire a un solitario di vivere più di tre settimane in mare. All’interno ci sono circa 100 litri d’acqua dolce in taniche, 35 chili di cibo, un autogonfiabile, il materiale di sicurezza, comprese le riserve di galleggiamento, gli indumenti e le vele.

Ogni skipper deve in più dislocare buona parte di questo peso per equilibrare l’assetto della barca: al vento quando naviga di bolina, a poppa alle andature portanti e a prua con le ariette. Questi “traslochi” sistematici sono chiamati dai francesi “Matossages”: sono faticosi ma indispensabili. Passare più di dieci ore al giorno al timone, in condizioni di umidità e in un comfort alquanto precario, impone al solitario di non trascurare l’igiene personale e la ginnastica quotidiana, la dieta e la gestione dei ritmi veglia-sonno. La scelta dell’alimentazione e l’organizzazione dei tempi di riposo, sono i fattori chiave di questa transatlantica.

Attraversare l’atlantico in solitario richiede una buona conoscenza della meteorologia, ma anche un’ esperienza di navigazione per apprendere le sottili tattiche della Mini Transat. Il regolamento di stazza limita il materiale elettronico di bordo agli strumenti necessari alla sicurezza (VHF, EPIRB AIS), all’analisi della situazione meteo (Ricevente ssb, barometro), ai piloti automatici e al minimo necessario per il posizionamento (Log, speed, GPS). Il GPS, non cartografico, è autorizzato solo dall’ultima edizione, ma i solitari devono comunque sapere usare il sestante e saper effettuare una navigazione astronomica. Le variabili condizioni meteo non permettono di stabilire una tattica precisa, poiché i solitari possono ricevere solo i bollettini meteo (di Radio France Int). Spesso i solitari possono contare solo sul loro “senso marino”, il barometro e l’osservazione delle nuvole. Ogni skipper dedica almeno due ore al giorno alla navigazione, alla tattica e alla meteo.

Cos’è la Transat 6.50 Charente-Maritime / Bahia
La Transat 6.50 è una regata atlantica che si corre ogni due anni, in solitario su Mini di sei metri e mezzo, con partenza dalla Bretagna dal Porto di La Rochelle e arrivo a Salvador de Bahia in Brasile con una sola tappa intermedia a Funchal (Madeira). Si tratta di una reale “avventura”, ricca di fascino e notevole spettacolarità, ma anche di temibili insidie, come molte edizioni hanno dimostrato e dove il nostro Roberto Varinelli purtroppo perse la vita nell’ edizione 2001. Creata nel 1977 dall’inglese Bob Salomon, la Transat 6.50 – giunta alla 18° edizione – compie 34 anni ed è la risposta al gigantismo finanziario e ultra tecnologico delle regate transoceaniche. Si racconta – ma forse è solo leggenda – che per la prima edizione della regata Salomon abbia voluto sottoporre le barche ad un “curioso” test per valutarne la resistenza: una gru sollevava l’imbarcazione fino a quattro metri sul livello del mare, e quindi la lasciava cadere in acqua. Se dopo il salto risultava indenne, poteva affrontare le onde dell’Atlantico.

Una storia lunga 30 anni
Ventiquattro barche a vela di 6.50 metri di lunghezza lasciano Penzance in Inghilterra e con un solo uomo a bordo fanno rotta verso Antigua via Ténérife alle Canarie, è l’8 ottobre 1977. Nasce quel giorno la Minitransat, regata oceanica per piccole imbarcazioni dalle grandi ambizioni. Per oltre quindici anni i “mini” parlano quasi esclusivamente francese ma la volontà e il coraggio di pochi velisti italiani tra i quali Andrea Romanelli, Ernesto Moresino e Ettore Dottori fa nascere e diffondere anche in Italia l’interesse per questo modo di vivere l’oceano.

Nel marzo 1994 viene costituita la Classe Mini 6.50 Italia e da allora la “minimania” si diffonde inarrestabile. La Classe, gli skipper i progettisti, l’intero mondo Minitransat italiano cresce e guadagna riconoscimenti stima e fiducia. In pochi anni di duro lavoro i mini vengono prima accettati alle regate di altura nazionali, poi invitati e oggi sono il raggruppamento di Classe più numeroso che sistematicamente partecipa alle principali regate lunghe nel Mediterraneo. Mancano poco più di due mesi alla partenza della Transat 6,50 ma tra i velisti solitari italiani della classe Mini 6,50 i preparativi sono in corso già da molto tempo dato che si tratta di una delle regate oceaniche più dure.

La Transat 6,50 è il vero banco di prova per skipper e armatori: 84 partecipanti, 4200 miglia percorse in solitario, con una imbarcazione di soli 6,5 metri e senza assistenza esterna, un percorso che partendo dalla Bretagna (Nord della Francia) e attraversando l’Oceano Atlantico, giunge nella splendida Salvador de Bahia in Brasile. Per l’edizione del 2011 la partecipazione degli skipper italiani dovrebbe essere ancora più numerosa che nel 2009 quando si presentarono alla partenza ben otto imbarcazioni. Questa gara oceanica, particolarmente selettiva, è anche una vetrina per scoprire futuri talenti; qui hanno vinto od ottenuto buoni piazzamenti alcuni tra i più grandi velisti ‘solitari’ francesi e di livello mondiale quali Daniel Gilard, vincitore della Ia edizione, Loik Perion, Yves Parlier, Laurent Bourgnon, Isabelle Autissier, Ellen MacArthur.

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