
L’America’s Cup e tutta la vela mondiale hanno vissuto una delle notti più buie della loro storia: nella Baia di San Francisco l’AC72 di Artemis in allenamento ha scuffiato e il velista inglese Andrew Simpson è morto nell’incidente. Pare che il britannico, due volte medaglia olimpica,sia rimasto intrappolato sott’acqua per dieci minuti, vani i soccorso per tentare di rianimarlo. Ci sono altri feriti nell’incidente, uno grave ma nessuno in pericolo di vita.
Team Artemis era in mare per un’uscita di allenamento con il primo AC72 costruito dal sindacato svedese, e progettato da Juan Koyoumdjian, una barca che aveva avuto molto problemi fin dai primi giorni di test. Poco dopo il varo infatti si era danneggiata in una semplice prova di traino, e gira voce che dopo le prime uscite in mare il team sia dovuto intervenire per rinforzare alcune zone strutturali del catamarano. Una barca nata male.
Le condizioni meteo erano quelle classiche di San Francisco: 25 nodi, onda corta e corrente. Team Artemis si stava allenando con il defender Oracle Team USA, quando è accaduto l’irreparabile. Da fonti attendibili che abbiamo consultato pare che non sia stata una scuffia normale: una delle traverse, i ponti in carbonio che collegano i due scafi del cat, avrebbe ceduto e l’intero catamarano è collassato. Andrew Simpson è rimasto intrappolato per dieci minuti sotto i pezzi della barca, vani i soccorsi successivi con i tentativi di rianimazione. Non sappiamo se il velista britannico fosse cosciente: ogni membro dell’equipaggio degli AC72 è dotato di una bomboletta di ossigeno da attivare in caso di scuffia se si rimane intrappolati sotto la barca.
Tutti i team adesso dovranno interrogarsi sul futuro dell’America’s Cup e ci aspettiamo che Patrizio Bertelli e Luna Rossa prendano delle posizioni chiare. La regata con queste barche appare una vera follia. Dal web arriva il saluto di Team Prada a Andrew Simpson: “Ciao Bart, amico e sportivo che nessuno di noi dimenticherà mai”.