
Continuano al porto di Genova le ricerche degli ultimi due dispersi dell’incidente della Jolly Nero, mentre sono sette al momento le vittime accertate. Si cerca nel frattempo di fare chiarezza sulle dinamiche dell’incidente e sulla manovra compiuta dalla nave.
Dalla rotta visualizzabile sul sito marinetraffic.com a questo link, si evincono alcuni dati interessanti. La nave si è mossa a marcia indietro dal suo ormeggio nella zona di Ponente per dirigersi all’imboccatura di Levante. Durante questo tragitto la velocità della nave non ha mai superato i 3.8 nodi, in regola con i limiti imposti nella navigazione all’interno del porto. La velocità tuttavia è rimasta di 3 nodi, al rilevamento delle 22.59 ore italiane, anche in avvicinamento al Molo Giano, zona in cui la nave avrebbe dovuto rallentare fino a fermarsi e invertire la sua rotta dirigendo la prua verso l’uscita del porto. Difficile dire se alle 22.59 la possibile avaria alle macchine era già avvenuta.
Arrivano nel frattempo le prime dichiarazioni degli uomini a bordo, su tutti quelle del pilota Antonio Anfossi: “L’ho detto al comandante. Ci stavamo accostando troppo al molo Giano. Poi, all’improvviso, la nave non rispondeva più ai comandi, era fuori controllo. Abbiamo provato a fermarci, ma è stato tutto inutile. La Jolly Nero stava procedendo a macchine indietro. Velocità 3 nodi (circa la metà del consentito, ndr). Abbiamo iniziato la manovra per virare, quindi motori spenti e andatura lenta, pronti ad azionare i propulsori per contrastare l’abbrivio. La nave non rispondeva ai comandi, i motori non ripartivano. Abbiamo provato una volta, poi un’altra, quindi abbiamo comunicato il guasto: “Avaria, avaria”. Bisognava fermare la Jolly Nero, così abbiamo tentato di calare le ancore”.