L’incidente tragico di Team Artemis a San Francisco, nel quale ha perso la vita l’olimpionico Andrew Simpson, ha aperto un capitolo di riflessione importante sull’America’s Cup da parte della comunità velica internazionale e della stampa specializzata. L’interrogativo importante riguarda il senso di questa sfida estrema che non garantisce affatto ai suoi protagonisti un accettabile grado di sicurezza.
Le autorità di San Francisco hanno aperto un’inchiesta sull’incidente, mentre l’America’s Cup managment ha affidato a Ian Murray l’incarico di fare chiarezza sull’accaduto. Il futuro della Coppa America è pieno di nuvole, ma al momento il defender Oracle Team USA non ha preso nessuna posizione ufficiale. Tutto il mondo della vela chiede a gran voce che venga rivista la formula della prossima Coppa, che vengano cambiate le barche o imposti dei limiti.
Luna Rossa ha parlato per voce del suo patron Patrizio Bertelli, che si è dichiarato estremamente scosso e ha annunciato 48 ore di riflessione con i suoi uomini per capire il loro stato d’animo e lasciargli prendere la decisione che ritengono più giusta.
Dalle prime ricostruzioni dell’incidente emergono alcuni dati che chiariscono almeno in parte le dinamiche dell’accaduto. L’olimpionico Nathan Outteridge era al timone di Artemis al momento dell’incidente, e ha dichiarato di avere sentito un rumore sordo di qualcosa che si rompeva, poi i due scafi del cat sono andati in aria e la barca si è spezzata su se stessa sbalzando gli uomini dell’equipaggio in mare. Secondo questa dichiarazione appare ancora più probabile la rottura di una delle traverse, i ponti in carbonio che collegano i due scafi: si tratterebbe in pratica di un cedimento strutturale.
Andrew Simpson è rimasto intrappolato tra i pezzi della barca, forse svenuto. I compagni hanno cercato di aiutarlo ma per tirarlo fuori coadiuvati dagli uomini della sicurezza sono occorsi dieci fatali minuti. Una tragedia forse annunciata: in poco più di 100 ore di navigazione gli AC72 sono stati protagonisti di due incidenti, la scuffia di Oracle e il collasso di Artemis, con il tragico bilancio di un morto e decine di feriti. E’ come se la Coppa America si fosse trasformata nel periodo pioneristico della Formula 1, quando i piloti sperimentavano sulla loro pelle l’evoluzione delle prime macchine da corsa. Solo che la filosofia iniziale della Coppa America poco aveva a che fare con con questa sfida estrema al rischio.
Gli AC72 non hanno avuto alcun periodo di sperimentazione e in un certo senso non è possibile testarli senza mettere in prima fila i velisti. I tempi per la loro progettazione, date le beghe legali nella quale è rimasta impantanata l’America’s Cup, sono stati strettissimi. Team Artemis fin dall’inizio è stato il sindacato che è sembrato avere i problemi più seri con la costruzione della nuova barca. Il cat che si è schiantato nella Baia di San Francisco era una barca nata male, che aveva avuto un problema già nella prima prova di traino.
Le immagini girate poco prima dell’incidente fatale sembrano parlare chiaro: l’AC72 di Artemis aveva dei problemi di stabilità e non è affatto da escludere che la piattaforma andasse in torsione nei momenti di grande accelerazione. Niente a che vedere con la rigidità mostrata da Luna Rossa e Team New Zealand nei loro test, dove gli equipaggi sembravano in controllo del mezzo:
Attenzione pero’. Se alla base dell’incidente di Artemis potrebbe esserci un problema legato alla progettazione della barca, ciò non toglie che questi cat siano delle macchine pericolose: anche se il 72 è equilibrato il minimo errore dell’equipaggio può essere fatale, e i velisti si trovano costantemente a giocare sul filo del rasoio. Tutti i sindacati iscritti alla Coppa America si stanno confrontando con un campo della progettazione applicata alla vela mai percorso e come in tutte le fasi di sperimentazione si procede per successi ed insuccessi, solo che quest’ultimi mettono seriamente a repentaglio le vite umane in questo caso. Ha senso tutto questo? Ha senso trasformare una delle competizioni sportive più antiche in questa sfida costante con il rischio, dove eroi vestiti da guerrieri ogni giorno sono costretti a giocare col destino?
Riteniamo che il defender Oracle debba prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di mettere dei limiti a questi AC72 o, forse, iniziare a pensare a una barca alternativa e a uno spostamento di qualche mese dell’inizio delle regate.