Dalla Whitbread alla Volvo Ocean Race: oltre trent’anni di sfide negli oceani

Dalla Whitbread alla Volvo Ocean Race: oltre trent’anni di sfide negli oceani

Siamo alla fine degli anni 60’ del 900, e nel mondo della vela oceanica è scoppiata la febbre da giro del mondo: nel 1966  Sir Francis Chichester ha concluso il giro in solitario e i grandi sponsor iniziano a interessarsi sempre più alle sfide oceaniche. Nasce così l’idea di una regata intorno al globo, in equipaggio e a tappe; a promuoverla è il colonnello Bill Whitbread, proprietario dell’omonima birra, in collaborazione con Otto Steiner della Royal Naval Sailing Association. Ѐ l’inizio di una regata che ben presto diventerà leggenda: l’8 settembre 1973 prende il via la Whitbread Ocean Race, 17 imbarcazioni iscritte di cui 3 italiane. Il bilancio di questa prima sfida oceanica ha il sapore amaro della tragedia: tre morti, tre barche seriamente danneggiate e tutti gli equipaggi in seria difficoltà. Siamo agli albori delle regate oceaniche e le attrezzature non hanno ancora il necessario sviluppo tecnologico per affrontare le tempeste dei mari del Sud. La prima edizione va allo Swan Sayula, con  Guia di Giorgio Falck quinta, CS&RB di Doi Malingri ottava e Tauranga di Eric Pascoli decima. Nonostante sia stata una regata drammatica la leggenda della sfida oceanica più dura che esista è ormai iniziata, e nel 1977-78 prende il via regolarmente la seconda edizione vinta dalla barca olandese Flyer. Nella terza edizione (81-82) sono sempre gli olandesi a imporsi, con Flyer II, disegnato da Bruce Farr. Grande la partecipazione italiana, con 5 barche: Rolly Go di GiorgioFalck (tredicesima), Ilgagomma di Roberto Vianello (ventesima) poi Laboratorio di Claudio Stampi,Save Venice di Doi Malingri e Viva Napoli di Beppe Panada tutti costretti al ritiro. Finisce bene la disavventura di uno degli uomini imbarcati su Rolly Go, Paolo Martinoni: cade in acqua nel Pacifico, ma viene ritrovato e salvato. Nessuno prima di lui era stato ripescato nei Mari del Sud. Quattro anni dopo la quarta edizione. Comincia a cambiare notevolmente la formazione della flotta: chi parte per vincere si presenta con barche nuove e sofisticate, l’epoca dei navigatori sta finendo e si apre quella della regata. In tempo reale vince Ubs Switzerland, un 80 piedi di Farr, in compensato il francese L’Espirit d’Equipe di Lionel Pean. Nessuna barca italiana al via. L’edizione dell’89-90, con in gara Gatorade di Giorgio Falck, vede la ribalta di quello che diventerà uno dei personaggi più importanti della vela internazionale: Sir Peter Blake non ha rivali e il suo Ketch Steinlager vince tutte e sei le tappe, davanti a un altro nome neozelandese, lo skipper di ferro Grant Dalton. Purtroppo a entrare nella storia non è solo Blake, ma anche l’ennesima vittima di una regata che impone agli organizzatori una seria riflessione sui mezzi di sicurezza e la costruzione delle imbarcazioni.

Il sesto appuntamento della Whitbread (’93-’94) scatta con due classi: i maxi e le barche di 60 piedi create per la Whitbread: inizia l’era dei Wor 60′. Al via anche una barca italiana, Brooksfield , con Guido Maisto skipper e Mauro Pelaschier al timone. Una brutta avventura per i nostri velisti, si teme che l’equipaggio sia disperso, durante una tempesta nell’oceano Indiano e poi tanti dissapori che condizionano parte della regata. Pelaschier lascia l’equipaggio a Freemantle, Brooksfield conclude sesta. Al primo posto nei Wor 60′ è Yamaha, nei maxi New Zealand Endeavour.

La settima e ultima edizione con il marchio Whitbread si corre nel 97-98. Gli organizzatori prendono la decisione necessaria di non accettare l’iscrizione di barche che non siano WOR 60, ovvero i mezzi ideati appositamente per questa manifestazione. Si tratta ormai di una regata dove a comandare è la tecnologia e i grandi progettisti, mentre per lo spirito d’avventura dei navigatori non resta spazio in quella che è diventata una sfida troppo pericolosa. Nessuna barca italiana al via, e vittoria di Ef Language condotta da Paul Cayard. Siamo alla fine di un’era a all’alba di un’altra: le edizioni successive avranno infatti come sponsor la Volvo e come imbarcazioni i VOR 70’, barche testate accuratamente e sviluppate per poter reggere a qualsiasi condizioni, un mezzo velocissimo ma che al tempo stesso riesce a garantire maggiore sicurezza agli equipaggi. Come tutti gli appassionati però sanno, il mare vince sempre e anche la Volvo Ocean Race ha vissuto in poco più di dieci anni di vita i suoi momenti drammatici. Ma in fin dei conti, chi decide di partecipare a questa corsa a tutta velocità nei mari più difficili, sa a cosa va incontro: il rischio è l’essenza stessa di questa regata pazzesca.

 

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