Usato a vela: alcuni consigli per scegliere la vostra barca ed evitare i “bidoni”

Usato a vela: alcuni consigli per scegliere la vostra barca ed evitare i “bidoni”

Per tutti coloro che hanno deciso di acquistare una barca a vela usata sono in arrivo una serie di insidie che possono fare la differenza tra un buono e un cattivo affare. Scegliere sul mercato dell’usato un’imbarcazione è una decisione che va portata avanti senza fretta e con la massima cura e perizia dei particolari. Occorre partire da un presupposto: una barca a vela, a uno sguardo attento, può parlare e raccontare la sua storia. Dirci per esempio se è stata maltrattata, se è stata molto o poco usata, se le sua ossa scricchiolano un po’ o se hanno subito i segni dell’umidità. Riuscendo a leggere tutti questi fattori saremo quindi in grado di scegliere la barca più adatta alle nostre esigenze e al budget che ci siamo prefissati.

Andiamo con ordine ad analizzare tutte le componenti critiche di una barca a vela usata, cercando di capire su cosa focalizzare la nostra attenzione prima dell’acquisto.

In linea di massima la prima cosa da verificare è lo stato di salute del motore. Il motivo è semplice da spiegare: un motore in buono stato rende la barca sicura e affidabile. Un motore spompato invece può riservarci brutte sorprese, magari abbandonandoci in situazioni difficili, oltre a rappresentare una spesa esosa per le nostre tasche qual’ora decidessimo di sostituirlo o di intervenire per rinnovare alcune sue componenti. Vi segnaliamo un piccolo trucchetto: se avete un appuntamento per contrattare una barca usata arrivate in anticipo; in questa maniera l’armatore accenderà il motore davanti ai vostri occhi senza farvelo trovare già caldo, in maniera da potere capire se già all’accensione si presenta qualche problema.

Un altro elemento fondamentale è lo stato della coperta. Basta camminarci su a passi pesanti per rendersi conto di eventuali delaminazioni  o problemi strutturali. I tipici scricchiolii lasciano intendere punti di scollamento tra la coperta e la struttura dello scafo. Le condizioni dell’antisdrucciolo saranno poi l’indicatore per capire quanto e in che modo è stata usata la barca: una coperta liscia tradisce un uso intenso, magari anche in regata.

Passeremo quindi all’analisi dell’albero: attenzioni a quelli in alluminio non anodizzato, sono i primi a mostrare i segni del tempo con le caratteristiche “fioriture”, punti in cui la protezione si è staccata mostrando l’alluminio a vivo. Le sartie e le lande andranno ispezionate in maniera capillare per controllare lo stato delle inevitabili ossidazioni o di altri eventuali problemi.

Andremo poi a verificare in che condizioni si trovano “i prigionieri”, i perni annegati nella resina che tengono il bulbo attaccato allo scafo. Occhio alla ruggine diffusa, alle crepe o ai dadi mancanti.

Massima attenzione andrà riservata a un punto in particolare degli interni: quello che sottocoperta si trova in corrispondenza delle sartie. Si tratta della zona della barca soggetta allo stress maggiore poiché continuamente sollecitata dai carichi dell’albero. Per essere certi che la struttura complessiva dello scafo sopporta correttamente i carichi dell’alberatura senza deformarsi basterà provare a chiudere le porte della cabine e dei bagni: se tutte si chiudono correttamente vuol dire che la struttura non presenta torsioni o compressioni eccessive ed è sufficientemente rigida.

Passeremo quindi in rassegna le vele, stando attenti a verificare se in prossimità delle cuciture non ci siano strappi o scollamenti, e in generale controllando se le vele che ci vengono consegnate non sono definitivamente collassate e senza forma.

A questo punto passeremo all’analisi dell’opera viva: qui lo spauracchio principale è l’osmosi. Le barche con una certa età, ma anche quelle più recenti, possono presentare questo fastidioso inconveniente. Il fenomeno si presenta in maniera inequivocabile. Con la barca tirata a secco, basta qualche giorno per vedere emergere le tipiche bolle: si tratta di infiltrazioni d’acqua all’interno della carena, che vengono fuori non appena la barca inizia ad asciugarsi sull’invaso. Per essere sicuri che si tratta di osmosi basta scoppiare una di queste bolle, osservare ed odorare: se fuoriesce un liquido arancione che odora di uovo marcio si tratta di un segnale inequivocabile. L’osmosi oggi non è più un problema irrisolvibile, poiché è possibile recuperare anche scafi che presentano infiltrazioni d’acqua diffuse. L’operazione ha però un costo non indifferente, che va conteggiato nella trattativa per l’acquisto della barca.

A questo punto andremo a verificare la buona tenuta dell’elica del motore: le pale, oltre ad essere integre non devono avere nessun gioco, che sarebbe indice di boccole in cattivo stato.

Stesso discorso vale per il timone: se scuotendolo resta fermo vuol dire che le sue boccole sono integre e ben piantate.

In ultimo controllate l’attaccatura del bulbo: attenzione alle crepe sospette sulla faccia anteriore della lama di deriva, potrebbero tradire movimenti pericolosi della zavorra.

Se verificando tutte queste condizioni avete tracciato un bilancio positivo della barca che avete visionato cosa aspettate? Fate la vostra offerta e regalatevi il vostro sogno. Contrariamente cercate di andare al ribasso, facendo valere nella trattativa i difetti della barca e le spese per le eventuali riparazioni. Per il resto, buona fortuna e buon vento.

 

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