
Il naufragio della nave da crociera di lusso Costa Concordia è l’argomento più discusso del momento: dalle tv ai giornali, passando per la galassia del web, un paese intero discute di rotte, sicurezza, compiti e doveri del comandante. L’Italia all’indomani della tragedia del Giglio si è riscoperta paese di navigatori, indignandosi per la condotta per lo meno dubbia del Comandante Schettino.
In molti sul web non hanno esitato a schierarsi con quella che è stata definita “la voce del porto”, ovvero quella del Comandante della Guardia Costiera di Livorno De Falco, che al telefono tuonava contro Schettino ricordandogli i suoi compiti.
Quali sono i doveri di un Comandante di una nave di 290 metri e cosa deve, o meglio dovrebbe, fare in caso di pericoli o emergenze?
Indipendentemente delle norme giuridiche in materia, esistono delle regole non scritte, che appartengono al mondo della marineria e del corretto navigare, che ogni persona che prende il mare dovrebbe conoscere. Francesco Schettino è un comandante con esperienza decennale, che non può non sapere dalla sua posizione cosa significhi navigare in sicurezza e quali sono le sue responsabilità.
Una nave di lusso che vale circa mille milioni di euro non è un oggetto di vanto, da fare sfilare sottocosta per suscitare la meraviglia degli abitanti di un’isola. Un comandante alla guida di un Concordia dovrebbe avere come unica preoccupazione quella di proteggere la sua unità, di mantenerla sempre in perfetta efficienza e di non metterla mai a rischio. Fare “l’inchino” è un gesto che dimostra solo l’arroganza di chi pensa che un’ azione da esibizionista sia più onorevole del rispetto delle buone norme della marineria.
Un capitano al quale viene affidata una nave, sia essa un motopeschereccio di 20 m, o un Concordia di 290, è il primo responsabile di tutto ciò che accade a bordo: deve vigilare sulla nave e sulla sua attrezzatura, sul suo equipaggio e ancor di più sugli eventuali ospiti. L’unità al suo comando dovrebbe essere la sua fedele compagna, con la quale prima di tutto instaurare un rapporto che mi sembra corretto definire affettivo.
Per questo motivo l’abbandono del Concordia da parte di Schettino è un’azione che risulta difficile da capire. Il Comandante ha lasciato sugli scogli la cosa che in quel momento doveva stargli più a cuore: la sua nave e il suo onore di capitano.
Quello che avrebbe dovuto fare Francesco Schettino è ciò che sanno perfettamente tutti i buoni marinai: fare tutto il possibile per mettere in sicurezza la nave e i suoi passeggeri, coordinando il suo equipaggio e fornendo un costante appoggio e un punto di riferimento alle operazioni di salvataggio che arrivavano da terra. I soccorritori invece si sono trovati davanti un equipaggio allo sbaraglio, e dei passeggeri abbandonati al loro panico. Solo dopo avere fatto tutto quanto in suo possesso per la sicurezza del mezzo e delle persone avrebbe dovuto abbandonare la nave.
Per questo motivo ci auguriamo che in futuro a solcare i mari ci siano sempre più comandanti con il senso del corretto navigare, come il buon De Falco di Livorno, e sempre meno personaggi come Schettino che considerano la propria nave come il simbolo del proprio potere, qualcosa da sfoggiare, che non capiscono che il comando di un’unità come il Concordia è prima di tutto un onore enorme da proteggere.