
Con il Consiglio dei Ministri di domenica, sono ormai ufficiali le misure del Governo Monti per quanto riguarda il mondo della nautica. La tassa di stazionamento sui posti barca entrerà in vigore dal 2012, e la polemica è già scoppiata: dalla rete fino ai palazzi della Confindustria Nautica, piovono le critiche verso una misura che a molti è sembrata confusa, in quanto non tiene conto di parametri importanti come l’età delle imbarcazioni, il relativo valore e la potenza della motorizzazione.
Andiamo a vedere più nello specifico quale sarà l’entità del pressione fiscale, di quella che ormai viene definita la “misura ammazza nautica”. Questo il calcolo delle cifre che dovranno pagare gli armatori per tenere in acqua le loro barche:
2.555 € all’anno per unità 10,01-12 m
4.380 € all’anno per barche di 12,01-14 m
14.600 € all’anno per barche di 14,01-17 m
27.375 € all’anno per barche di 17,01-24 m
54.750 € all’anno per barche >24,01 m
Questo il commento di Anton Francesco Albertoni, Presidente UCINA, la Confindustria Nautica: “I provvedimenti esposti ieri dal Governo e, nello specifico, le misure che prevedono l’introduzione di una tassa di stazionamento sui posti barca sono destinati ad avere ripercussioni fortissime sulle economie locali della filiera nautica, dei servizi, dei porti, del rimessaggio e del commercio legato al settore”, ha dichiarato Albertoni. Il Presidente ha poi proseguito, indicando alcuni aggiustamenti che renderebbero più equa la misura: “ inserimento di un indice di vetustà delle imbarcazioni che, come nel caso della auto, renda inesigibile l’imposta per barche di età superiore ai 20 anni (tenendo conto che una barca perde dopo 2 anni il 30-35% del proprio valore, che diventa il 40% dopo 4 anni e il 55-60% dopo 10 anni); differenziazione dell’imposta tra barche a motore e barche a vela (una barca a vela di 15 metri costa molto di più di una barca a motore di 8 metri). Inoltre, chiediamo che vengano escluse dal provvedimento anche le unità con targa prova a disposizione delle aziende prima della loro vendita (altrimenti si colpirebbe solo la produzione) e le imbarcazioni che si trovano in un’area di rimessaggio per i giorni di effettivo mancato utilizzo”.
Nel frattempo in rete impazza la protesta: è infatti nata la pagina degli Indignados della Nautica, che nel giro di poche ore ha già raggiunto i quasi duemila iscritti. In un paese afflitto da problemi cronici, dove la fiducia della politica è ai minimi termini, verrebbe da dire: ci mancava solo questa.