
Se da una parte s’infiamma la “querelle” che, con pareri diversi, vede contrapposti Comune di Venezia, Autorità Portuale e Magistrato alle Acque sulle proprie competenze nelle acque lagunari, dall’altra il meeting organizzato dall’International Propeller Club Port of Venice dall’emblematico tema “Venezia e la sua laguna : un cuore nautico in fibrillazione” , ha gettato “acqua sul fuoco” facendo finalmente chiarezza sia in termini di atti concessori sia per quanto riguarda la lotta al moto ondoso , la sicurezza della navigazione e della vita in mare.
A scatenare la “bagarre” era stata la presa di posizione del Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni che si opponeva alla richiesta di concessione all’Autorità Portuale della Venice Yacht Pier (VYP) di porre in opera un pontile per l’attracco di megayacht nel Bacino di San Marco rivendicando proprie competenze istituzionali quando la variante al Titolo V° della Costituzione affida ai Comuni la competenza sul turistico-ricreativo, quindi anche le strutture per la nautica da diporto.
A chiarire l’impasse la Capitaneria di Porto di Venezia con l’intervento al meeting del C.te Claudio Mollica Capo Reparto Tecnico Amministrativo che ,nella sua relazione, ha evidenziato come diverse siano le competenze amministrative in laguna , spesso motivo di disorientamento per i non addetti ai lavori.
Tra tutte le figure istituzionali, sovrasta il Magistrato alle Acque di Venezia, oggi, incardinato nel dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti – con competenze anche sulla laguna di Marano e Grado, che vanta competenze, ai fini del regime idraulico lagunare, sull’intera laguna che è classificata demanio marittimo e, come tale, bene inalienabile a meno di sclassifica (legge n. 366 del 1963).
Parte di questo demanio, con appositi provvedimenti ( Decreti) viene trasferito per gli usi marittimi e portuali, all’Autorità Marittima che vi esercita la polizia ed all’Autorità Portuale che ne gestisce le aree ai fini concessori demaniali; il canal Grande ed i rii del centro storico sono invece amministrati, ai fini di polizia della navigazione, dal Comune, mentre i restanti canali interni della laguna sono agli stessi fini disciplinati dal Magistrato alle Acque e dall’Ispettorato di Porto ,ora organo regionale; e a chiudere il quadro interviene, per volontà del legislatore centrale, la Provincia di Venezia incaricata di redigere un Regolamento per il coordinamento della navigazione locale nella laguna veneta.
“Sono tutte competenze stabilite con leggi speciali che , di fatto, limitano e condizionano la delega alla gestione del demanio turistico – balneare da parte degli Enti locali – ha tra l’altro affermato l’ufficiale – Va però compreso che il particolare unicum rappresentato dalla laguna di Venezia sul piano ambientale e paesaggistico – nonché patrimonio dell’umanità – meriti un’attenta disciplina svincolata dai particolarismi locali che verosimilmente risulterebbe difficile ricondurre ad un unico e condiviso disegno globale sui destini di tale delicato bacino.
In coerenza con il quadro normativo suesposto, la realizzazione di darsene, approdi e punti di ormeggio per la nautica da diporto all’interno della conterminazione lagunare, alla luce delle leggi n.366/63 e n.84/94, è quindi subordinata al rilascio del titolo concessorio da parte del Magistrato alle Acque e dell’Autorità Portuale, quest’ultima limitatamente al solo ambito portuale.
Va da sé che al di fuori di tali ambiti, l’eventuale rilascio di concessioni per la nautica da diporto resta esclusiva competenza del Comune di Venezia e ciò, in ultimo, in ossequio alla legge costituzionale n.3/2001 che ha attuato la riforma del Titolo V della Costituzione“.
Che vi sia fame di posti barca nel veneziano, è fuori discussione. I numeri parlano chiaro : il 44% delle solo unità da diporto soggette ad iscrizione – con esclusione quindi dei natanti – sono concentrate al Nord del Paese ed il 7% in Veneto con un “indice di affollamento” di 118,6 barche iscritte per ogni 100 posti barca ( dati al 31.12.2009, fonte Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti); ed il trend è in crescita se rapportiamo il numero di licenze rilasciate per imbarcazioni da diporto nel 2009 ( 104 ) e quello registrato nel 2010 ( 143) ; e ciò senza considerare le migliaia di unità in circolazione ricomprese nella categoria dei natanti che sfuggono ad un puntuale censimento.
Nello stesso periodo, poi, sono state rilasciate/rinnovate oltre 5000 patenti nella nostra Regione a fronte di un totale nazionale di circa 60.000 analoghe pratiche. Ciò conferma che il diporto veneto è in buona salute, anche se non immune dai negativi riflessi di una congiuntura economica internazionale. Giustificati, tuttavia, appaiono a mio avviso i vincoli e le attenzioni che il legislatore riserva a questo particolare habitat e che tendono verso uno sviluppo “ragionato” della capacità ricettiva delle strutture dedicate al diporto nautico.
Naviglio che, in un regime di “navigazione promiscua”, si confronta in laguna con altri traffici storici di unità minori ( trasporto merci, passeggeri di linea e non, pesca locale) e con le grandi navi container, ferry e passeggeri che vedono, quest’ultime, nel settore cruise la massima espressione.
Il crescente volume di traffico che solca le acque portuali lagunari, comporta come logico corollario una particolare e stringente disciplina della navigazione: un Regolamento , il n.175/ 2009, raggruppa in sé le principali norme a cui anche il diportista deve attenersi, così come sul versante ambientale altre discipline speciali ( la ripetuta n.366/63 e le leggi sul diporto, in ultimo il Codice del 2005 una sorta di testo unico) regolamentano la navigazione e lo stazionamento delle unità da diporto. I canali lagunari marittimi sono, infine, monitorati da strumenti che consentono il rilevamento delle velocità in canale della Giudecca (sistema Hidra) ed il movimento del naviglio maggiore superiore alle 300 tonnellate di stazza lorda ( VTS Vessel Traffic Service e l’AIS Automatic Identification System) fuori e dentro l’ambito portuale. Sistemi tutti concepiti per un unico scopo : lotta al moto ondoso e sicurezza della navigazione e della vita umana in mare.