L’inquinamento di mari e oceani è questione annosa, da tempo se ne discute, ma le soluzioni concrete latitano. Le previsioni catastrofiche, invece, sono all’ordine del giorno. Più o meno giustificate che siano, il futuro appare grigio.
Un mare di rifiuti in plastica trova spazio negli oceani, detriti inquinanti e pericolosi per uccelli e animali marini. Qualche numero? E’ difficile fare una stima della quantità di plastica che finisce in mare ogni anno: si pensi, a tal proposito, al Pacific Trash Vortex, l’isola di spazzatura galleggiante collocata nel Pacifico che secondo alcuni avrebbe l’estensione superficiale della penisola iberica, secondo altri addirittura dell’intero territorio degli Stati Uniti. Una distesa infinita, quasi inimagginabile.
Un nuovo studio, guidato da Jenna Jambeck della University of Georgia e pubblicato dalla rivista Science, ha reso note le stime ottenute attraverso l’analisi di specifici parametri. Sostanzialmente, il contributo delle 192 nazioni che si affacciano sul mare e che nell’anno 2010 hanno prodotto circa 275 milioni di tonnellate di plastica, varierebbe tra i 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate: plastica che ha preso la via del mare per restarci a lungo, praticamente per sempre. In acqua, per il 2010, sono finiti tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di rifiuti plastici.
In riferimento al 2013, la produzione globale di plastica è salita a 299 milioni di tonnellate. Questo significa che la quantità di rifiuti immessi in mare aumenta di conseguenza: e per il 2025 potrebbe addirittura decuplicare, sostengono i ricercatori, e crescere fino al 2100. E poi?
Paolo Bellosta