Gaetano Mura, LiscaBianca e le stampanti 3D: il futuro della nautica

Gaetano Mura, LiscaBianca e le stampanti 3D: il futuro della nautica

Vi è mai capitato che si rompa qualche pezzo della vostra barca a vela? E’ un inconveniente abbastanza comune, difficilmente ci si può portare dietro i vari pezzi di scorta, per motivi di ingombro, altre volte queste sostituzioni non sono così facilmente realizzabili. Una reale soluzione in futro potrebbe arrivare dalle stampanti 3D.

Un interessante esperimento e stato messo in pratica dall’incontro del velista Gaetano Mura con il team di LiscaBianca di Palermo. Lo skipper sardo nelle settimane scorse ha veleggiato fino a Palermo da Cagliari con il suo Class40 Bet1128 per conoscere i ragazzi di LiscaBianca (barca che negli anni 80 ha fatto il giro del mondo, oggi restaurata con il lavoro di giovani rifugiati, ex tossicodipendenti e ragazzi condisabilità), l’obiettivo è dare a giovani in difficoltà una nuova prospettiva di realizzazione che abbina saperi tradizionali a nuove tecnologie.

LiscaBianca, attraverso il suo responsabile tecnico Francesco Belvisi ha pensato a una nuova soluzione: costruire direttamente in navigazione ciò che serve, mediante la fabbricazione con stampanti 3D di ultima generazione.

Una prima sperimentazione è stata fatta sulla rotta Palermo – Cagliari: per generare una piccola elica in plastica per un idrogeneratore. “La stampante 3D è stata posizionata al centro della barca – spiega Belvisi – e, nonostante le accelerazioni, è stata in grado di produrre un oggetto in plastica con un buon livello di definizione”.

La sperimentazione sul class40 bet1128, sostiene Gaetano Mura, “è molto utile perché può permettere di risolvere numerosi problemi durante navigazioni lunghe. Garantisce più sicurezza in condizioni estreme, dove non è possibile aggiustare alcuni strumenti.  Sono andato a Palermo per uno scambio e per dei lavori per il mio Class40, poi è nata l’idea di sperimentare la stampante in navigazione”. Sull’utilizzo delle stampanti 3D è stato fondamentale il contributo della FabLab@School, di cui Belvisi è il coordinatore tecnico. L’esperimento apre il campo a diverse applicazioni. si tratta infatti di un progetto davvero interessante, anche su rotte più lunghe e complesse.

Paolo Bellosta

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