L’esplosione del reattore nucleare di Fukushima dell’undici marzo 2011 sta continuando a lasciare strascichi. Sono passati quattro anni da quando uno tsunami causato da un forte terremoto ha determinato un incidente nucleare di elevata gravità, recentemente non si parla molto della questione ma una grande quantità di materiale radioattivo si riversa costantemente nell’Oceano Pacifico.
Le vaste dimensioni della superficie acquea hanno favorito la dispersione delle sostante inquinanti di Fukushima, riducendo parzialmente il disastro, la radioattività è presente ma a livelli non ancora altissimi. Negli anni sono stati effettuati controlli costanti per monitorare la situazione ed è stato segnalato un aumento del tasso di inquinamento radioattivo.
Recentemente sono state rinvenute tracce di Cesio-134 e Cesio-137 nei pressi di Vancouver, in Canada. Il materiale radioattivo può viaggiare per lunghi tratti, trasportato dal vento e dalle correnti marine, per questo motivo questi prelievi destano non poca preoccupazione agli occhi degli ambientalisti mondiali.
A preoccupare ancora di più sono le ultime indiscrezioni, pare infatti che la TEPCO, la società che gestisce l’impianto, sia stata sollecitata a prendere in considerazione l’ipotesi di riversare le scorie di acqua contaminata direttamente nell’Oceano. Questo perchè sono troppi i serbatoio contenenti materiale radioattivo presente sul territorio giapponese di Fukushima, gettandoli in mare l’inquinamento si diluirebbe. Un’ottima maniera per distruggere in breve tutto il Pacifico.
Si stanno studiando vie alternative per arginare quest’inquinamento oceanico, molte le idee anche se alcune di queste paiono ancora molto sperimentali. Giuseppe Onofrio, direttore di GreenPeace Italia parla della possibile costruzione di un muro di ghiaccio lungo un chilometro e mezzo che avvolgerebbe il sito, così da limitare la dispersione di scorie radioattive nell’oceano rilasciate dalla centrale di Fukushima.
Questa è una delle tante ipotesi, ma potrà funzionare? Purtroppo non ci sono le possibilità economiche per provare una soluzione che poi potrebbe fallire miseramente. Purtroppo di Fukushima si parlerà molto nei prossimi anni, ma una risoluzione pratica sembra ancora molto distante.
Paolo Bellosta