La vela del futuro con occhi nostalgici

La vela del futuro con occhi nostalgici
Photo Credit To ©Paolo Natale

ROMA – Sempre in continua evoluzione, la Coppa America di vela è affascinata sempre più dalla velocità a discapito della poesia, ma questa è una vecchia polemica che forse interessa a pochi nostalgici. E allora via al futuro, al foiling, alle nuove derive in carbonio che permettono ai multiscafi di volare letteralmente sull’acqua raggiungendo velocità impressionanti per imbarcazioni a vela.

Il via libera all’utilizzo di queste nuove soluzioni tecnologiche è arrivato dal Protocollo della 35^ America’s Cup, che infatti ha liberalizzato gli interventi su qualsiasi componente dei catamarani AC45 (vere palestre di allenamento in vista dell’utilizzo dei più imponenti AC62) – utilizzati nelle passate edizioni delle America’s Cup World Series – ad eccezione della forma degli scafi.

Insomma, i tempi cambiano un po’ per tutti, anche per quella che una volta si chiamava ‘Coppa delle cento Ghinee’.

C’ERA UNA VOLTA – Era il 22 agosto 1851quando, per festeggiare la prima esposizione universale tenuta a Londra, venne organizzata una regata nelle acque dell’isola di Wight.
In palio venne messa proprio quella coppa, realizzata da un gioielliere. Non era uno qualunque, era proprio il gioielliere della regina Vittoria. Garrard – questo il suo nome – ci guadagnò ben cento Ghinee dalla sua opera. Da allora, quella coppa si chiamò appunto Coppa delle Cento Ghinee.
Ma questo nome cambiò abbastanza rapidamente. Infatti, gli inglesi del Royal Yacht Squadron invitarono a partecipare, e quindi sfidandoli, il New York Yacht Club.
Lo squadrone britannico si sentiva davvero forte e insuperabile, contando su ben 14 imbarcazioni. Per l’occasione, gli americani si fecero costruire una goletta che fu chiamata “America”.
Dopo la lunga traversata dell’Oceano Atlantico, si gareggiò intorno all’isola di Wight.
Il risultato fu clamoroso e inaspettato. La goletta America riuscì a battere la flotta inglese, addirittura giungendo al traguardo con un vantaggio sulla seconda, l’inglese ‘Aurora’, con ben otto minuti di vantaggio. Tutti rimasero stupiti e increduli. La regina Vittoria chiese ” chi è arrivato secondo?”, sentendosi rispondere ” There is no second, your Majesty”. Non c’è secondo!
In seguito a questa vittoria, la coppa fu ribattezzata dagli americani affidandole il nome della goletta vincitrice, America’s Cup.
È il trofeo sportivo più antico del mondo e in questa manifestazione conta solo vincere, “non c’è secondo”, appunto.
Per decenni gli inglesi tentarono in tutti i modi di riportare la loro coppa in patria, senza mai riuscirvi. Fu il Barone del Tè, Sir Thomas Lipton, uno degli sfidanti più determinati. Organizzò cinque sfide tra il 1899 e il 1930, tutte con yacht chiamati Shamrock. Ma l’esito non fu positivo, se non per la pubblicità del suo tè.
E così, il New York Yacht Club rimase imbattuto per 25 sfide. Una striscia positiva di risultati che durò 132 anni, la più lunga nella storia dello sport.
Solo nel 1983 l’Australia riuscì a strappare dalle mani e dalle acque statunitensi, la Brocca d’argento, la Coppa delle cento Ghinee, l’America’s Cup.

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